CAB, AMBIGUITÀ E VISITE DI CORTESIA

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di Pasquale Ferretti

È bastata l’allerta meteo. L’idea che la pioggia potesse riversare sui terreni paludosi delle campagne circostanti Cellole e Baia Domizia la propria ira, ha provocato un’isteria incontrollata.

La grave crisi economica e gestionale del C.A.B. è arrivata ai massimi storici, rendendo impossibile, soprattutto per i lavoratori, svolgere le proprie mansioni. Da qualche settimana è in atto un braccio di ferro tra la Prefettura e i lavoratori del Consorzio, assistiti dal sindacato FLAI-CGIL. Il motivo della “contesa”, è una lettera inviata dagli stessi, agli uffici della prefettura di Caserta con oggetto la sospensione del lavoro delle macchine idrovore. Queste strutture sono di vitale importanza per l’assetto idrogeologico e per le colture agricole del territorio cellolese e sessano, in quanto prosciugano l’acqua dai terreni paludosi e la riversano in mare. Si capisce allora, che in un periodo di forti piogge, come può essere pericoloso il blocco di queste attività. Fermare gli impianti, non è un messaggio di sciopero come ha voluto far intendere il prefetto, ma bensì una reazione generata soprattutto, dalle condizioni non a norma delle attrezzature che mettono in serio pericolo l’incolumità dei lavoratori, come ha prontamente risposto il sindacato, in una lettera di qualche giorno fa. La prefettura ha addirittura ipotizzato un reato, nella fattispecie quello di interruzione di servizio di pubblica utilità: cosa questa, che ha spiazzato un po’ tutti.

Il Prefetto, che è la massima rappresentanza dello Stato a livello provinciale, dovrebbe conoscere bene le condizioni in cui versa il Consorzio Aurunco di Bonifica viste le numerose denunce inviate negli anni.

A questo punto, si è prefigurato un paradosso di cui diventa difficile venire a capo. I lavoratori del CAB hanno pensato di rivolgersi al Prefetto per riceverne una giusta tutela, invece, nella prefettura, sicuramente per insufficienza di notizie, hanno trovato la prima istigatrice del lavoro “Contra-legem”. Sembra che la preoccupazione unica di tutte le istituzioni coinvolte nella faccenda, sia quello di garantire il servizio di pubblica utilità. Ma del fatto che ci siano ancora lavoratori che da 43 mesi non percepiscono un’ombra di stipendio e che non hanno nemmeno la liquidità sufficiente al raggiungimento del posto di lavoro, nessuno ne parla. Come se ora fosse tutto dovuto, visti il rischio che corre l’intero territorio. I lavoratori del CAB da anni ormai continuano a lavorare senza alcuna forma di tutela, ma soltanto per spirito di sacrificio e per vocazione verso il proprio lavoro. È logico, quindi, che dopo anni di continui soprusi ora si cominci ad “impuntare i piedi” per far valere i propri ed insindacabili diritti.

Intanto, ieri mattina si è svolto un curioso siparietto all’interno della struttura di lavoro di Macchine Vecchie, nella zona di pantano, conosciuta come una delle più a rischio in materia di allagamenti.

La Sindaca di Cellole, Cristina Compasso, infatti, è scesa direttamente in campo, insieme ad un gruppo di agricoltori del napoletano che possiedono numerosi pescheti sui terreni in questione, dirigendosi direttamente verso l’impianto per parlare in prima persona con l’idrovorista. Ovviamente, conforta la vicinanza di una personalità politica, ma andare direttamente dal lavoratore, che già vive in precarie condizioni economiche, può esporre lo stesso ad alcuni rischi non considerati, come quello di dare spiegazioni agli agricoltori infuriati del perché e del percome non vengano accese le pompe. Sarebbe stato meglio perseguire la via istituzionale, parlando con gli uffici di Sessa o direttamente con il Commissario; si ha la netta sensazione che parlare del Consorzio rischi facilmente di bruciare tutti.

Inoltre, sempre la sindaca Compasso, la settimana scorsa ha inviato una lettera allo stesso Prefetto in cui ella dice di aver mostrato vicinanza ai lavoratori, ma tra le righe si legge anche altro. Infatti, si parla in questi termini: “Constatata l’interruzione di pubblico servizio”. Un po’ ambiguo se si guarda al motivo per il quale è stato bloccato tale servizio. Ma d’altronde… degli uomini dietro alle macchine a nessuno importa: importa l’irrigazione e il profitto di pochi.

L’altra parte del “cielo”, ovvero, quella che fa capo invece al Sindaco di Sessa Aurunca Silvio Sasso rimane ferma, immobile in una sorta di catarsi senza spiegazioni, visto che lo stesso è debitore dell’Ente di quasi due milioni di euro per i pignoramenti fatti dai lavoratori stessi. Questo braccio di ferro a chi porterà vantaggi?

Intanto si rimane, così, sufficientemente “morbidi” e facendo scongiuri affinché non cada l’acqua dal gelo. In tal caso, vedremo chi saranno i primi ad abbandonare la barca.

1 commento

  1. i nostri anziani contadini direbbero che la moglie del ladro non sempre ride . E qualcuno direbbe che la zingara non ruba alla vicina .

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