ARCHIVIO DI STATO, L’AMBIGUITÀ DI FAMIGLIETTI

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di Costantino Beltrami

FAMIGLIETTI ARCHIVIO DI STATO, LAMBIGUITÀ DI FAMIGLIETTI
GINO FAMIGLIETTI

Non si era mai visto nella storia dei beni culturali, che un direttore generale archivi del Mibac, ossia la massima carica istituzionale in termini di tutela e valorizzazione degli Archivi di Stato, fosse il peggiore nemico dell’Archivio di Stato di Caserta, tanto da operare per la sua totale dissoluzione.  A Caserta, provincia in cui non ci facciamo mancare niente, il dottor Gino Famiglietti, irpino di origine, romano d’adozione è in piena attività per distruggere definitivamente il cuore della cultura casertana.   Se voi aveste un lussuoso immobile di proprietà, con fondi disponibili per una magnifica ristrutturazione, fareste di tutto per accelerare i tempi e trasferirvi nella dimora lussuosa o fittereste un nuovo immobile dopo aver pagato un esoso canone di locazione per 30 anni? Domanda talmente ovvia che non merita risposta! Invece no, il dottor Famiglietti che dal 2016 è “proprietario” di ben 4000 mq di spazi in Reggia, assegnati per legge all’ Archivio di Stato nei locali ex aereonautica, che dispone di circa 3 milioni di euro per adeguare i locali, lungi dall’accelerare il trasferimento delle carte da via Bersaglieri in Reggia, avvia le procedure per un nuovo fitto, o meglio, per dare in gestione l’Archivio di Stato di Caserta.  Sono scaduti il 10 ottobre, i termini per la presentazione delle offerte, per una manifestazione di interesse voluta dal direttore generale Gino Famiglietti, per una gestione in outsourcing, ossia bisognerebbe portare in un capannone ubicato nell’arco di 50 km da Caserta, tutte le carte, ammesso che non siamo marcite, che si trovano in Via dei Bersaglieri. Il personale della società, dovrebbe sistemarle, custodirle e gestirle. In pratica funzionerebbe così: si fa la richiesta di un documento negli uffici dell’Archivio in Reggia, il personale che ha in custodia i documenti lo preleva e lo porta a Caserta, ecc. ecc. Tutto per la modica cifra di alcune centinaia di migliaia di euro! Un vero affare, per la Società aggiudicataria, non certo per noi casertani. Un Direttore Generale Archivi come primo atto, avrebbe sanato la vicenda dell’Archivio storico della Reggia, ma così non è stato! Inoltre non ci si può più nascondere, come avvenuto nel passato dietro la figura di Mauro Felicori, l’ultimo in ordine cronologica nemico dell’Archivio. Tra meno di un mese Felicori non ci sarà, quindi cosa impedisce al Direttore Generale Archivi di fare il suo dovere? L’Archivio di Stato dispone anche di una biblioteca, i cui testi sono sempre in via Bersaglieri. Cosa ne facciamo, un bel falò? Pare che sempre per voler di Famiglietti, i libri potrebbero trovare alloggio nella sede della ex Banca d’Italia in Piazza Vanvitelli, o addirittura in altre province della Campania. Caro dottor Famiglietti, in un Paese normale, il neo Ministro l’avrebbe già defenestrato, invece non si comprende cosa voglia fare Alberto Bonisoli. Egregio Ministro, vista la pattuglia di onorevoli che Caserta ha eletto per il m5s ci saremmo aspettati un briciolo di attenzione da parte sua, ma a quanto pare lei è molto distratto: Archivio di Stato, Museo Campano, vicende Reggia, Sant’Angelo in Formis lo testimoniano. Dovrebbe capire che se il piano di Famiglietti va in porto, lei si è prestato a dare copertura ad una delle vicende più vergognose della nostra provincia. Lei che fa parte del “Governo del cambiamento”, sarà un ministro del gattopardismo, che non avrà fatto meglio di Franceschini e di tutti coloro che l’hanno preceduta. Un appello vogliamo rivolgerlo al Procuratore della Corte dei Conti della Campania che sappiamo si è interessato della vicenda a seguito di un esposto della senatrice Moronese: caro Presidente, abbiamo letto della condanna impartita alla ex Soprintendente David per circa 400.000 euro, quisquilie, direbbe Totò in confronto alla vicenda dell’Archivio. Di certo la giustizia non darebbe a Caserta un Archivio degno di questo nome, ma darebbe almeno un briciolo di giustizia ai casertani, di cui la politica si ricorda solo in campagna elettorale.