A cura di Dalia Coronato
Dedicato alle mie amiche geniali
Ero molto preoccupata.Q uando iniziai a leggere il libro “L’amica geniale” i personaggi, i luoghi, i volti di Lila ed Elena e le espressioni che indossavano, i colori spenti di una Napoli del dopoguerra erano solo fotogrammi che si susseguivano nella mia mente.
Ricordo con tenerezza quel periodo in cui sfogliavo le pagine scritte da Elena Ferrante, insieme a mia madre. C’è stato un confronto attraverso la mia generazione e la generazione di un passato che torna. Si, perché tutto ciò che accade dentro e fuori il rione Luzzatti, esiste ed è vicino anche a noi che viviamo in case belle e comode. La notizia di leggere il libro sullo schermo mi allarmava. Quando una lettura piace ci affezioniamo presto ai personaggi descritti in un romanzo, con un romanzo che copre quattro volumi come quello della Ferrante poi, il rischio si incontra dietro l’angolo. Sentivo i personaggi creati dall’autrice e li modellavo pagina dopo pagina con l’ immaginazione considerandoli un po’ miei. Guardavo i protagonisti vivere sopra la scrittura come mie opere fotografiche e ne ero addirittura gelosa al pensiero di qualche distratta appropriazione. Temevo una delusione come spesso può capitare quando rivedi al cinema un film tratto da un libro famoso. Riprendere sentimenti che sono stati espressi con le parole, re-interpretarli in stile cinematografico ed esporlo alla luce della macchina da presa non risulta mai facile e il pericolo del fallimento si sente costantemente come fiato sul collo. Quello che risiede nel buio dell’inconscio e nel silenzio della lettura sottovoce, prende forma sullo schermo e vive.
Capitolo 1. Le Bambole. Il film di Saverio Costanzo inizia come un testo scritto da tratteggi consoni per chi osserva da lettore informato. L’Amica Geniale realizza una storia che mette al centro un’amicizia singolare e antica, ma i contorni sono importanti quanto i fatti principali. I primi due episodi iniziali cominciano sul set del rione napoletano – spazio abilmente ricostruito in un ex area industriale della nostra città – e l’arte scenica si fa strada tra l’inventiva riprendendo la vita quotidiana di gente semplice che conosce solo la fatica.
I bambini poveri della Napoli anni ‘50 nascono senza il bisogno di apprendere le difficoltà che il mondo riserva agli adulti. Già sanno, ancora prima di prendere un brutto voto a scuola, quanto la vita sia meschina con chi non ha il pane e la cultura. Gigliola, Carmela, Elena e Lila sono compagne di classe come tante, frequentano la scuola elementare con la voglia di riscatto consapevole nonostante la giovanissima età.
Solo i più fortunati e i più intelligenti lottano per andare avanti con determinazione e sete di conoscenza. E’ uno dei motivi che rende geniali Lila ed Elena. Guardano la vita con durezza e smettono presto di cercare l’innoncenza. Le due bimbe più brave della classe non hanno bisogno di presentarsi, si afferrano con gli sguardi e si comprendono sin da subito. Occhi chiari e riflessivi, Elena, spicca per il modo di essere ordinata e seria. Pelle scura e sguardo pece, Lila, seduce tutti con il suo talento innato e con quel fascino silente, un mistero che solo l’amica riesce a decifrare senza utilizzare parole. I giochi d’infanzia, le lezioni di vita e di scuola, i sogni ad occhi aperti delle due ragazzine che aspirano alla scrittura e al successo di “Piccole donne”, si mescolano tra la gente di un rione difficile, tra le grida di una mediocrità sociale inquinata dalle guerre di camorra e dai conflitti di quartiere. Il sudicio e la terra sporca è l’unica cosa forse che non immagini leggendo il libro, ma è presente sullo sfondo del film tale da rendere reale un avventura che partirà ufficialmente il prossimo 30 ottobre in prima serata su Rai 1.
I primi piani, i toni lineari di una fotografia di altri tempi, l’andatura a volte lenta delle riprese panoramiche senza oscillazioni fluiscono cristallizzando quelle stesse impressioni che si scorgono tra le parole di una lettura intima. L’Amica Geniale riscritta da Saverio Costanzo e Francesco Piccolo è motivo d’orgoglio per noi gente di un sud temerario. Il libro tradotto in 36 lingue ha fatto il giro del mondo portando Napoli e Caserta al centro dell’universo. Orgoglio e brividi si fanno strada dall’inizio di una produzione cinematografica – che vede tra le firme importanti anche quella di Paolo Sorrentino (produttore esecutivo) – conducendo magistralmente ad un’educazione sentimentale.
L’intervista agli attori :
Luca Gallone- padre di Elene
Anna Rita Vitolo – madre di Elena
Massimo Santoro – Parroco