di Carmine Eliseo
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Con recente sentenza il Consiglio di Stato interviene sulla vicenda del mancato esproprio dei lotti sui quali fu realizzato a Santa Maria Capua Vetere l’impianto di trattamento dei rifiuti (STIR) nell’anno 2000.
Il terreno, di proprietà di un cittadino sammaritano, fu oggetto di occupazione nell’anno 2000 da parte della Fisia Impianti s.p.a. che realizzò quello che attualmente è il cd. impianto di trattamento di cdr (cdr= combustibile da rifiuto) meglio conosciuto come Stir (stabilimento di trito vagliatura ed imballaggio dei rifiuti) di santa Maria Capua Vetere.
Alla occupazione del terreno tuttavia non seguì l’adozione del decreto di espropriazione per pubblica utilità, sicchè il proprietario si è rivolto all’Avvocato amministrativista Paolo Centore che ha incardinato l’azione giudiziaria dinanzi al Giudice Amministrativo.
Il Consiglio di Stato, in particolare, ha condannato la Provincia di Caserta e\o l’Ente d’Ambito a decidere se continuare a mantenere in attività l’impianto di trattamento dei rifiuti (in tal caso adottando un provvedimento di acquisizione sanante, cioè un decreto di esproprio tardivo e liquidando l’indennizzo al proprietario) oppure se demolire l’impianto stesso, bonificare l’area e restituirla al legittimo proprietario, che è e resta tale fino a quando non verrà adottato l’eventuale provvedimento di esproprio.
La sentenza si segnala anche perché ribadisce che la competenza alla gestione e localizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti è ripartita tra Provincia e Ente d’Ambito: il Consiglio di Stato difatti ha ordinato alla provincia di Caserta e\o all’ambito territoriale ottimale (è l’Ente d’Ambito CE) a fare la scelta di cui sopra.