di Federico Grimaldi
Tutto cambia, nulla cambia. Questa amara constatazione con la quale noi meridionali conviviamo da secoli, si adatta perfettamente prima alla “vecchia” e poi “nuova” gestione della Reggia. Le illusioni di una “nuova” gestione, fondata su una visione moderna e culturale del neo istituito museo della Reggia di Caserta hanno ceduto il passo alla realtà: appannaggio delle forze politiche di governo, prima FI ora PD, la Reggia resta un centro di potere, gestito con logiche familistiche e clientelari, degne del peggiore baronaggio e che nulla hanno a che vedere con la cultura, tantomeno con una gestione sobria.
Resteremo a vita l’ultima provincia d’Italia. Agli inizi di aprile è stato approvato lo statuto del museo della Reggia, come mai non se ne parla? Le cronache odierne ci consegnano l’arresto di alcuni “furbetti” addetti alla sorveglianza in Reggia che timbravano il cartellino e abbandonavano il posto di lavoro. Odiosa pratica, senza dubbio, da perseguire ma senza retorica: “provvederemo ad esaminare le posizioni” ha tuonato il Direttore Felicori! Nulla da eccepire se la solerzia fosse sempre la stessa. Invece si fanno due pesi e due misure. In quanto alla trasparenza ad esempio, cosa incassa lo Stato dalla operazione Amaro della Reggia? Quale vantaggio ne trae? Il populismo con cui si arringano le folle, il politichese con cui si tessono interessi e affari con amici potenti sono pratiche fin troppo note, ad una provincia ridotta come un cencio. Ci domandiamo perché il Direttore è rimasto muto di fronte ai rifiuti (nomi dei responsabili?) nella Peschiera, muto alla lettera aperta in cui il Senatore Santillo del M5S ha offerto collaborazione, muto di fronte alla lettera del Direttore degli Archivi Gino Famiglietti che lo inchioda alle sue responsabilità sulla questione Archivio di Stato. E giusto per rinfrescarci la memoria, lo scandalo più grande che sta nel cuore della Reggia è proprio quello dell’Archivio di Stato, mentre Felicori continua a dire che non c’entra. Dopo l’esposto presentato al Mibact dal comitato Pro Archivio nello scorso febbraio, le cose sono ancor più peggiorate: in Via dei Bersaglieri, dove dal 1972 paghiamo il fitto alla fortunata proprietaria e dove si trovano biblioteca e documenti dell’Archivio di Stato di Caserta, non c’è sistema antincendio, i locali non sono a norma e nessun impianto potrà mai essere certificato. Si avete capito bene, paghiamo 200.000 euro annui per mettere le carte a repentaglio! Mentre dipendenti infedeli sognano di realizzare negli spazi ex aereonautica sontuosi ristoranti e salotti per intrattenimento di lusso.
Vorremmo chiedere al comandante dei Vigili del Fuoco, al Sindaco di Caserta, al Prefetto, ai parlamentari di battere un colpo. Signor Sindaco di Caserta, lei è tenuto ad intervenire per tutelare la sicurezza del patrimonio archivistico e dei suoi cittadini. Spieghi ai casertani perché il 21 marzo non si è discusso in consiglio comunale l’odg Archivio di Stato, spieghi perché non si è più convocato un consiglio comunale con quell’odg. Non vi interessa la cultura, non vi interessa la legalità, non vi interessa il futuro, almeno garantite la sicurezza dei cittadini e dei documenti.
Le folle oggi sono azzittite, da domani riprende lo scempio.