Di Dalia Coronato
Vivian Maier é una sconosciuta fotografa degli anni ’50. Il ritrovamento del corpo fotografico durante un’asta fallimentare dà inizio alla scoperta di 120.000 negativi, filmini super 8mm e 16mm, fotografie diventate parte integrante della storia della Street photography.
Immagini espressive e inquadrature insolite della vita urbana raccontano New York e Chicago negli anni ’50 e ’60. La strada è il suo teatro e le persone gli attori protagonisti di ogni giorno: la vita quotidiana in uno scatto. Trascorrendo il tempo libero ad osservare, gesti, dettagli, situazioni, trasforma la realtà in una storia. Tutto rispettando rigorosamente una certa distanza.
Vivian Maier, bambinaia di professione, raccoglie numerosi momenti dedicati ai piccoli che porta con sé durante lunghe passeggiate dimostrando una forte empatia. Tata Maier ritrae i bambini spesso, individualmente o in gruppo, ma sempre con naturalezza. Con loro scopre luoghi e segreti, racconta storie e osserva dalle finestre della città.
Testimonianza diretta della curiosità immensa di Tata Maier sono gli autentici ritratti ai passanti, una raccolta firmata Maloof Collection . Dai portrait si può notare differenze tra le persone appartenenti alle classi sociali più basse, con le quali si identifica immancabilmente, e i ritratti delle persone dalla vita agiata ripresi quasi di sfuggita, sottolineandone l’appartenenza all’elite.
Originalissimi sono i self a portraits, (oggi chiamati selfie) : riflessi e ombre della sua figura esile e impettita, spalle dritte, sguardo interessato, sorriso sottile. La strada è il suo posto nel mondo e la curiosità è presente in ogni angolo.
L’ossessione della Maier per l’ atto in sé di fotografare si percepisce dalla raccolta delle immagini in mostra presso il prestigioso Palazzo Pallavicini in via San Felice 24, nel cuore della Bologna antica. Le persone, gli oggetti e i paesaggi a volte emergono al di fuori dell’ inquadratura, lasciando presagire ciò che accade e i dialoghi in corso.
Una sessione importante quanto unica nel suo genere è quella dedicata alle forme per omaggiare il pragmatismo e la capacità della tata fotografa di comporre figure geometriche.
A partire dal ’65 sperimenta la fotografia a colori e al posto della rolleiflex possiede una Leica. L’ occhio e lo stile di tata Maier permangono ma i dettagli, i contrasti e il modus operandi diventano rivoluzionari. Come una bambina si risveglia nel mondo delle meraviglie, esplora la nuova tecnologia e riprende tutto ciò che di bizzarro la circonda affascinata.
La mostra è visitabile fino al 27.05.2018.