E’ stato stimato 300mila euro il valore complessivo della consistente quantità di basolato vesuviano che sarebbe stata sottratta indebitamente dal legittimo proprietario, ossia il Comune di Napoli, e da settembre 2016 finito a Nola presso la cava di un plurindagato impiegato in un’azienda di movimentazione terra. Sono questi i primi elementi di un’indagine avviata dalla Magistratura e che, già dalle prime ore di questa mattina, lascia intravedere una rete di affari tra funzionari dell’Ente di Napoli e imprenditori. Al centro della vicenda i lavori in tre zone della città: via Marina per la riqualificazione del tratto via Vespucci e via Ponte dei Francesi; il lotto 2 del Grande progetto per il Centro storico; la realizzazione della piscina comunale in via Nicolardi. Secondo le prime ipotesi degli inquirenti, si delinea una presunta “attività corruttiva” che potrebbe anche estendersi ad altre tipologie di opere soggette a finanziamento pubblico e che coinvolgerebbe la ditta Meridiana Costruzioni dell’imprenditore casertano Francesco Mattiello. In piena fase di ricostruzione, la Procura sta lavorando ad una verifica dei fatti, dopo che già lo scorso dicembre aveva predisposto perquisizioni e accertamenti su dispositivi informatici e mobili. Stando a quanto riporta la fonte giornalistica la Repubblica.it, nel fascicolo degli indagati, coordinato dal pm Ida Frongillo e Valeria Sico, con il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, al momento sono finiti ben 11 indagati, 8 dei quali coinvolti nel giro affaristico degli appalti. Per alcuni di loro, oltre ai reati di corruzione e turbativa d’asta, si profila l’ipotesi dell’associazione a delinquere. Tra i nomi spuntano fuori quelli degli imprenditori Francesco Mattiello (difeso dall’avv. marco Bruttapasta), i titolari della Ianniello Costruzioni Vincenzo e Umberto Ianniello (difesi dall’avv. Luigi Tuccillo) e l’agente della polizia municipale Luca Sepe, definito il più “stretto collaboratore di Mattiello”.
Corruzione e turbativa d’asta sono configurate nei confronti del dirigente comunale in quiescenza e fin ad ora consulente dell’amministrazione Giuseppe Pulli (assistito dall’avv. Claudio Botti) e di due funzionari comunali, ing. Sandro Pietrafesa (difeso dall’avv. Mario D’Alessandro) responsabile del cantiere di via Marina e Simona Fontana (difesa dall’avv. Saverio Senese), e dal consulente comunale e docente universitario Antonio De Luca (assistito dall’avv.Guido De Maio). Gli avvocati di Simona Fontana e Sandro Pietrafesa hanno già dichiarato che i loro assistiti sono estranei all’intera vicenda e che hanno agito soltanto negli interessi dell’amministrazione. Le indagini quindi si sono ramificate dagli appalti alla sparizione, con il conseguente ritrovamento a febbraio scorso del basolato nella cava a Nola, grazie alla scoperta da parte della squadra della pm di Nola coordinata dal colonnello Luigi Maiello e riportato a Napoli dopo mesi di sorveglianza presso l’impianto per evitarne il trafugamento. 300mila euro circa di basolato utile a lastricare il centro storico di Napoli e che, secondo il pm, sarebbe finito nelle mani di Francesco Mattiello per poi essere acquistato da altri due indagati, Giuseppe Vergara, che lo avrebbe pagato 120mila euro, e Alberto Limatola, per una somma non ancora definita, tramite Michele Grassia. I tre devono rispondere ora anche dei reati di ricettazione.