Finisce 0-0. Per l’Inter è un mezzo successo, perché la Champions è l’obiettivo (a cui resta attaccata) e il rivale è superiore, come racconta la classifica. Per il Napoli è una mezza sconfitta, perché interessa solo il campionato e lì la Juve ha ufficialmente sorpassato, anche con una gara da recuperare. Anche a livello di prestazioni, non sono segnali incoraggianti per Sarri. Per carità, i suoi giocano, come sempre, ma sembrano aver lasciato per strada qualcosa a livello di brillantezza e concretezza. Spalletti blocca gli azzurri come all’andata e anche stavolta non si vedono contromisure. Come succedeva talvolta la scorsa stagione: un baco nel sistema che sembrava debellato. Fronte Inter, invece sono passi in avanti importanti, rispetto ai dolori degli ultimi tempi: squadra compatta, attenta, anche intensa. Crea persino le occasioni migliori: nella ripresa qualcosa concede, ma ci mancherebbe. Miranda e Skriniar sono monumentali. E persino il loggione di San Siro non può dire nulla a Brozovic mediano. Prossimo passo: recuperare Perisic (male) e servire Icardi (mai visto). L’Inter si conferma più a suo agio nei momenti di guerra con le superpotenze che nel gestire l’ordinaria amministrazione “di pace”. Il centrocampo era il settore apparso più in difficoltà nel lungo inverno interista, e alla fine Spalletti lo cambia: i due ex-viola vanno in panchina, Rafinha fa il rifinitore e primo uomo-pressing, Gagliardini viene rispolverato, intercettando più di un pallone (e anche la tibia di Mertens al 38’), Brozovic lo affianca, con diligenza e pochi svolazzi. Il piano interista è chiaro: far ingolosire il Napoli, saltare il primo pressing e andare in verticale. L’audace colpo rischia di riuscire una sola volta nel primo tempo, con Candreva lanciato da Rafinha e diagonale di poco largo, ma è anche l’occasione migliore di tutto il primo tempo, su entrambi i fronti. Il palo di Skriniar, di testa, a inizio ripresa (punizione di Cancelo, ormai un punto di forza) sarà la cosa più vicina al gol di tutto il match, a conferma che, come all’andata, la squadra di Spalletti non “ruba” il punto, nonostante i dati sul possesso palla. Il Napoli si esibisce a lungo in un torello a tutto campo a cui manca però la consueta fase in cui l’avversario, intontito, viene colpito da due affondi letali. Merito dell’Inter, forse, che non si sfilaccia e non perde le distanze, colpa di una serata non “scintillante” di Insigne e Mertens, che mancano sempre l’ultimo passaggio, l’ultimo dribbling o meglio l’ultima scelta. In tutto quei due mettono insieme tre occasioni (due tiri a lato, uno scavetto alto, tutti nella ripresa) che per le abitudini della casa sono pochino. Alla fine Handanovic non fa vere parate, i centrocampisti si inseriscono poco, gli juventini rischiano di allontanarsi.