Il passo dal best-seller al grande schermo è molto breve, e anche molto rischioso. La trasposizione cinematografica può, per esigenze logistiche, tralasciare o modificare certi aspetti della narrazione, ma non in questo caso: “Treno di notte per Lisbona”, romanzo avvincente e appassionante di Pascal Mercier, conferma la sua riuscita anche come pellicola.
Un impermeabile, una bella donna, un libro interessante, e un treno notturno trans europeo: sono questi i fondamentali dettagli chiave che caratterizzano l’opera cinematografica. Raimund Gregorius è un professore svizzero, ogni giorno si reca nel liceo di Berna dove insegna, è un uomo solo, la sua solitudine è chiaramente tangibile sin dalle prime scene in cui gioca una partita a scacchi contro se stesso. Un giorno incontra una misteriosa donna che riesce a salvare da un tentativo di suicidio. Questo incontro cambierà per sempre la sua vita, e romperà anche la sua abitudinaria routine, in cui le uniche avventure sono quelle che può leggere nei testi che compra alla sua libreria di fiducia.
La donna fugge dimenticando l’impermeabile in cui c’è un libro poco conosciuto, di cui sono state pubblicate appena cento copie, che contiene un biglietto di un treno notturno per Lisbona: la curiosità è troppo grande, così il professore sale sul treno e va alla ricerca dell’autore del libro, Amadeu de Prado. Nella sua instancabile peregrinazione per i vicoli della capitale portoghese, Raimund scoprirà man mano pezzi di un puzzle in flashback: la vita di Amadeu, dottore e poeta, era caratterizzata da continui contrasti con il padre, il noto giudice Prado, figura in vista della città e aderente al regime del direttore Salazar. Dai racconti della sorella, e degli amici emergeranno i ricordi precedenti alla morte di Amadeu, dalla causa sovversiva contro il regime agli amori che hanno scandito la sua vita.
Lo spettatore assiste affascinato e intrigato alla narrazione e al mistero che si infittisce sempre di più. I fili della trama si intrecciano tra il Portogallo di un tempo e il Portogallo recente. Una pellicola storica, dove la componente sentimentale coinvolge il pubblico e lo stimola continuamente con dettagli importanti per la risoluzione del mistero.
Billie August, regista danese vincitore di due Palme d’Oro a Cannes per “Pelle alla conquista del mondo” nel 1988 e “Con le migliori intenzioni” nel 1992, scritto da Ingmar Bergman, e di un Oscar come miglior film straniero (sempre per “Pelle alla conquista del mondo”), ha realizzato una pellicola che rende giustizia al romanzo e ne da una caratterizzazione diversa, più reale, più dinamica. L’impeccabile recitazione di Jeremy Irons, inoltre, (Raimund Gregorius) concorre a creare un’opera ben riuscita. La filosofia, l’amicizia, l’amore, la storia: sono questi i concetti che la pellicola analizza e incastra con precisione. La sinossi è affascinante, così come Lisbona, il risultato quindi è una pellicola emozionante, non retorica, intima ed esistenzialista.
Mariantonietta Losanno