di Prospero Cecere
E così sia. Caserta era ed è ancora una città in mano alla camorra casalese, marcianisana e sanfeliciana. Lo testimonia la condanna a 13 anni e mezzo di reclusione inflitta dal tribunale di Napoli nord a Pino Fontana, colletto bianco di Michele Zagaria e famiglia che faceva favori ai suoi amichetti presentandosi ai piani alti di palazzo Castropignano. Un fatto più eclatante è quello di presentarsi al comando dei vigili urbani chiedendo, senza che ce ne fosse stato bisogno, permessi per la zona ZTl a persone vicino a lui ed ai giornalisti amici che ne avevano richiesto, presentandosi addirittura nell’Ufficio del Comandante e facendoli firmare in un battibaleno a discapito di cittadini casertani che addirittura avevano interesse a sostare o passare nella zona ztl per problemi legati alla loro famiglia avendo qualche genitore infermo. Tutto questo oramai è finito perché oggi queste persone non possono più salire ai piani alti di palazzo Castropignano. Ma non è finita perché oggi purtroppo con le lezioni politiche 2018 nuovamente si affacciano ancora tali personaggi, ma diversamente a quelli degli anni passati, perché spudoratamente si atteggiano sui social e nei posti dove hanno le maniglie per entrare.
Insieme a Pino Fontana è stato condannato anche il senatore Barbato a sette anni, assiduo frequentatore delle vie del centro casertano, che in maniera vertiginosa spendeva migliaia di euro nei negozi casertani per farsi notare negli anni d’oro della politica casertana quella che è finita in un “water close”.
Tutto ruotava intorno a personaggi che esercitavano la loro longa manus sui giornali, siti internet, addetti stampa e giornalisti che guarda caso dovevano faticare per trovare una notizia.
Speriamo che i casertani capiscano…….