Articolo e foto di Dalia Coronato
Densità e realtà si incontrano – all’interno della galleria di Sergio Gioielli, Centometriquadri Arte Contemporanea situata in via C.
Santagata, a Santa Maria Capua Vetere – grazie alla mostra bipersonale Limen a cura di Alessandro Demma.
Gli artisti Sebastiano Dammone Sessa e Santissimi – esponendo le proprie opere- mettono in discussione tutto ciò che è materiale ed immateriale, esistente e non, comunicando attraverso un linguaggio comune: l’arte.
Il calabrese Sebastiano Dammone Sessa ha sempre lavorato sul concetto di modulo e stratificazione. Facendosi ispirare dalla pittura informale, il modo di procedere razionale e geometrico lo porta a quelle che sono le ultime sue opere: le ossidazioni metalliche. Il modo di selezionare l’ordine e l’armonia delle forme travolge da sempre l’artista che nutre una forte passione per la misura e la perfezione numerica.
“Mi affascina la densità e la non densità, la densità dell’unità modulare”, rivela.“I primi lavori erano dei telai 30×30 che accostavo su spazi all’infinito. Ora mi lascio sedurre dai chiodi che rappresentano la densità percepita. Più i chiodi sono vicini, più la campitura cromatica avvertita è fitta; più sono diradati più il colore di fondo emerge” racconta l’autore mostrando i telai da lui realizzati.
I chiodi battuti uno per uno sono diventati piccoli puntini marroni e il risultato ottenuto con la fusione tra il chiodo ossidato ed il telaio hanno portato ad un’ unità. In questo modo, “ il colore appartiene al materiale, non c’è colore aggiunto”.
La metodica del fare, l’esigenza di un lavoro costante, la coerenza che si ha con sé stessi può diventare arte esplicata attraverso l’uso di materiali semplici come il legno e il chiodo. “Ogni opera non è mai fine a sé stessa e deve sempre relazionarsi con lo spazio circostante”, aggiunge Dammone Sessa. Ecco perché nasce Appunti, un cubo caratterizzato da elementi che rappresentano singoli tentativi concepiti dall’artista al fine di ritrovarli durante il proprio percorso di vita.
Gli elementi interagiscono sempre con lo spazio, così come ogni persona si relaziona sistematicamente con ciò che circonda lo spazio tendendo a modificarlo naturalmente.
Quindi le opere, i materiali, possono riuscire a persuadersi tra loro e in rapporto agli altri, contaminandosi reciprocamente e senza alterazioni.
Le problematiche che affrontano Sara Renzetti e Antonello Serra dei Santissimi, attraverso le loro realizzazioni, sono frutto di una ricerca costante sulla caducità dell’ Io contemporaneo. Gli scultori sardi lavorano sull’esistenza e sul concetto implicito della non-esistenza.
Le opere sono concepite per far suscitare in chi scruta attentamente, domande che spesso non trovano una risposta o meglio che quest’ultima non può essere mai la stessa. Cosa siamo? Dove siamo? Cosa stiamo vivendo? Sono quesiti sul momento attuale e sulla realtà empirica che induce ad osservare; sono interrogativi che prendono vita attraverso le creazioni delle sculture esibite forgiando una connessione tra il forte impatto che trasmette l’estetica del corpo umano così minuziosamente rappresentato con tutti i possibili difetti e l’inconscio, la coscienza dell’individuo, la dimensione psichica che risiede nell’Io più profondo.
“Quando sviluppiamo l’opera, ci dedichiamo completamente alla ricerca continua e costante di emozioni, tralasciando il cosa sia. Il sentire semplicemente ci porta ad un lavoro successivo e fa da collegamento tra le varie opere in modo tale che si raffiguri l’indagine incessante delle sensazioni”, confidano gli scultori.
Il corpo umano ora intrappolato, ora trapassato, ora abbandonato è come un guscio, un involucro dove all’interno converge il vuoto e il completo, il finito e l’infinito.
Horror vacui- scultura in silicone inglobata in quattro blocchi di resina – è il concetto che meglio esprime la divergenza tra ciò che esiste e ciò che non esiste, tra ciò che può essere e non essere percepito come vuoto assoluto. Il pubblico resta affascinato poiché di impatto sono le emozioni che assalgono lo sguardo posato sulle sculture, ma allo stesso tempo i turbamenti dell’animo di chi esplora il proprio Io sono contrastanti, può esserci distacco o avvicinamento, ma in ogni caso c’è empatia e contaminazione.
Osservando le opere vedi te stesso, te-persona, te-cosa, te-essere. Cosa sono io? Posso essere anche questo: un orrore tra il vuoto, un incompreso appeso alla fune, un insicuro in una scatola che mi comprime, uno sconfitto sul pilastro della sofferenza. Le raffigurazioni scolpite mettono inevitabilmente gli altri di fronte al proprio Io e varie sono le risposte a seconda dell’interpretazione che si da all’esistenza unica e plurima. Gli scultori riescono a legare l’armonia estetica con il valore intrinseco dell’esistenza umana individuale e collettiva, permettendo diversi spunti di riflessioni e suscitando emozioni in divenire.
L’esposizione sarà visitabile fino al 13 marzo 2018
Orari di apertura: nei giorni di sabato 20 e domenica 21 successivi all’inaugurazione, la galleria resterà aperta nei seguenti orari: ore 10,00-12,30 e ore 16,30-19,00. Successivamente la galleria sarà aperta il martedì e il giovedì (ore 10,00-12,30 e ore 16,30-19,00) e il sabato (ore 10,00-12,30).