di Giovanna Longobardi
“Abbiamo abdicato ai principi di civiltà”. Sentenzia così il magistrato della Dda di Napoli Catello Maresca dal palco dell’Auditorim parrocchiale dedicato a Mons. Pasquale D’Anna a Casagiove. L’occasione di ascoltare il magistrato, ospite affezionato della comunità di San Michele retta da don Stefano Giaquinto, si è concretizzata ieri 21 dicembre nell’ambito delle celebrazioni della Festa della Solidarietà. Una riunion dedicata ai più piccoli, veri protagonisti della serata, che come angeli cantori hanno offerto un repertorio musicale incentrato sui temi del rispetto, della pace e, ovviamente, sulla magnificenza del clima natalizio. Dinanzi ad una platea eterogenea, Catello Maresca in tutta la naturalezza di chi si sente a casa, ha strutturato il suo intervento puntando a decifrare il concetto di cittadinanza. Supportato dai fatti di cronaca più recenti e rivolgendosi soprattutto alla comunità genitoriale ed educanda, proclama che “abbiamo abbandonato il valore di rispetto: la mancanza di rispetto per il prossimo supera oramai i normali criteri di civiltà visto che è diventata una consuetudine accertata l’uso della forza per imporsi”.
In maniera generalizzante e diretta, il magistrato ha provato a delineare il complesso concetto di cittadinanza rifacendosi alla piramide di definizioni che ruotano intorno ai valori di civiltà, convivenza e condivisione sociale, pregiudicando in maniera netta il senso della definizione di “cittadinanza attiva”. Secondo il magistrato Maresca, in relazione al passato non può essere utile lasciarsi affondare in una categoria di pensiero che se da un lato mira all’importanza dell’inclusione cittadina, dall’altro risulta essere una discriminante. Non possono coesistere così in questa prospettiva cittadini divisi…in attivi e passivi. La società, la comunità e la civiltà sono i cardini di un sistema unico e non differenziato. Secondo la visione del PM, la res publica non è e non può essere affidata solo agli amministratori, che dal momento del voto elettorale sono chiamati a svolgere un compito alto; ma il loro ruolo, nelle parole di Catello Maresca, si realizza fattivamente solamente se la gestione comunitaria tocca nel piccolo ognuno di noi. Grida a gran voce, che stiamo andando verso la deriva dei valori e le sole istituzioni non bastano…serve attivare percorsi di crescita ed inculcare nei giovani modelli sani, alternativi alla forza con cui i media passano le storie artefatte e devianti di serie televisive come “Gomorra”. Fresco della nomina di professore di Diritto e Procedure della Legislazione Antimafia, alla Facoltà di Giurisprudenza di S. Maria C.V., il PM richiama nel rush finale l’importanza fondamentale di dover applicare i diritti di ognuno, senza mai dimenticarsi che ognuno ha anche dei doveri.
Ai ragazzi curiosi di sapere come si fa a convivere con la paura, Catello Maresca racconta che i suoi successi sono nati proprio mossi da una grande paura. Quel sentimento che appartiene a tutti sin dall’infanzia, ma che ha reso una missione il suo lavoro. “Da piccolo sapevo senza cognizione di causa che volevo fare il giudice, poi ho conosciuto la camorra e ho deciso di combatterla con l’intelligenza, tutelando un territorio che per i latini era una volta Campania Felix”.
Un incontro, quello di ieri sera, che l’intera comunità chiamata a raccogliersi, ha vissuto con impeto accettando l’invito a non dimenticare le difficoltà di un cammino di costruzione nella legalità e augurandosi il meglio per l’imminente avvenire.