di Francesco Capo Fotografia di Gianfranco Carozza
Una colorata riproduzione di un murales di Keith Haring mi colpisce subito appena entro a Casa L’Aura, il nuovo centro rifugio per clochard e persone indigenti, inaugurato ieri 12 novembre in via Renella 120 a Caserta.
“Lo abbiamo fatto disegnare sulla parete per dare un senso di allegria e di ospitalità”, mi dice Tina, una della socie e delle operatrici del Movimento L’Aura Onlus. “Ci piace definire Casa L’Aura come rifugio e non centro di accoglienza perché vogliamo che sia un posto accogliente come una casa, dove le tante persone indigenti di Caserta possano venire per un pasto, una doccia, delle cure mediche, ma anche per trascorrere insieme del tempo a parlare e a giocare a carte”, mi dice Floriana Malagoli, presidente del Movimento. “Uno dei miei desideri è portare qui una batteria, perché vorrei che Adam, un clochard che vive a Caserta e che in passato suonava per la banda militare polacca, ritorni a suonare”.
“Adam è venuto ad aiutarci per togliere il vecchio parquet e installare le nuove mattonelle”, mi svela Tina. “Tutto quello che vedi qui, dalle porte al cibo che offriremo, dagli arredi del bagno alle placche degli interruttori della luce ci è stato donato dalle attività commerciali e imprenditoriali a cui abbiamo chiesto aiuto ed è il frutto di incredibili sincronicità”, mi dice Floriana. “I colori del nostro simbolo sono il bianco e l’azzurro e le placche degli interrutori, senza che lo chiedessimo, sono arrivate proprio di questi colori”. Frutto di sincronicità è anche l’incontro tra le socie di Casa L’Aura e Antonio Diana, imprenditore che crede nella responsabilità sociale dell’impresa e che, con la Fondazione Mario Diana Onlus da lui presieduta, sosterrà il progetto pagando il canone mensile per l’affitto della struttura.
Questa rimarrà aperta tutti i giorni fino alle 21/21.30 e ogni martedì sera cinque operatrici cucineranno e offriranno la cena per gli ospiti. A giorni alterni e in orari prestabiliti, medici, psicologi ed esperti forniranno gratuitamente le loro visite e consulti. In programma c’è l’organizzazione della cena di Natale e di un concerto.
All’inaugurazione hanno partecipato, portando il loro augurio, l’assessore alla cultura e alla pubblica istruzione Daniela Borrelli, l’assessore agli affari generali Vincenzo Girfatti, suor Rita Giaretta, il parroco del Duomo di Casertavecchia, don Nicola Buffolano, tante persone e, ovviamente, alcuni clochard della città.
Anna ed Ettore mi parlano di Floriana che hanno conosciuto diversi anni fa a Piazza Sant’Anna e in stazione e ci tengono a sottolineare che “un centro come questo è di fondamentale importanza perché unico nel centro di Caserta”. Piotr e Valdemar, entrambi polacchi, vivono insieme in un garage senza acqua e corrente e stanno spesso al Monumento dei Caduti. Piotr è in Italia da undici anni e mi dice che “all’inizio c’era molto più lavoro”. Quando gli chiedo perché ha lasciato la Polonia, si fa rosso in viso e mi risponde: “per tante complicate storie” e dal gesto che fa con il braccio e la mano come a volerle scacciarle intuisco che non ne vuol parlare. “In Polonia non ho più nessuno, mi confessa Valdemar, alcuni miei fratelli sono andati in Inghilterra, altri sono ancora lì, ma hanno le loro famiglie e non voglio entrare nelle loro vite”. “Ormai sono ventidue anni che vivo in Italia: metà della mia vita e chissà dove morirò”, mi dice Valdemar, con un velo di tristezza nei suoi bellissimi occhi verdi e sul volto segnato dalle rughe e da una cicatrice sul naso, salvo poi aggiungere di nuovo ottimista che “l’importante, però, è che godo di buona salute”.
Nel salone, mentre tutti mangiano al buffet e festeggiano con la torta e calici di spumante, risuonano le note di “Gabriel’s oboe”, “Playing love” di Ennio Morricone, “L’Intermezzo” de La Cavalleria rusticana di Mascagni e di alcune musiche tratte da film di Charlie Chaplin, interpretate dalla pianista Pasqualina Marsocci e dalla violoncellista Hanna Moiseieva.
In chiusura di serata un gruppo di condomini del palazzo che ospita al pianterreno Casa L’Aura manifestano alle socie la loro opposizione all’apertura. Dicono di non essere stati avvisati del genere di attività che si sarebbe svolto, che il regolamento condominiale consente solo lo svolgimento di attività commerciali e annunciano azioni legali contro la Onlus. Temono che possano radunarsi persone ubriache e pericolose davanti l’ingresso dell’immobile e mi dicono che il valore dei loro appartamenti si è immediatamente deprezzato, non appena diffusasi la notizia dell’apertura del centro.