OSPEDALE SANT’ANNA E SAN SEBASTIANO, PRONTO SOCCORSO: STORIE DI ORDINARIA INDIFFERENZA

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 Di Francesca Nardi

Vorremmo comprendere i criteri, alla cui logica si ispirano coloro che operano all’interno di un Pronto Soccorso… ma non sempre è possibile…forse dipenderà dal grado di ottusità che ciascuno di noi porta in dote, poiché parlare di intelligenza sarebbe soltanto un atto di presunzione che metterebbe automaticamente in dubbio l’altrui capacità di essere all’altezza del ruolo che si ricopre e quel che è peggio il senso di responsabilità che in determinate circostanze è addirittura obbligatorio, ma…come spesso succede al mestiere che si fa non corrisponde quella percentuale di umana partecipazione che distingue un uomo dall’altro…E…tra una lettera di encomio e l’altra, indirizzate alla Direzione dell’Ospedale, quali puntuali testimonianze orientate ad abbattere le lamentele, recuperiamo un minimo si spazio, per raccontare un episodio accaduto ieri sera all’interno del Pronto Soccorso…Un signore di circa 75 anni, peraltro cardiopatico e reduce da un intervento chirurgico effettuato poco tempo fa, ieri sera era andato in ambascia perché all’improvviso si era accorto che la guancia sinistra gli si era gonfiata internamente in maniera abnorme. Preoccupato, si era fatto accompagnare presso l’Ospedale cittadino. Giunto in Pronto Soccorso si reca alla reception dove gli consegnavano un bigliettino con il numero…Dopo avere atteso più di un’ora l’infermiere chiama il signore che si reca all’interno dei locali del Pronto Soccorso dove “incontra”  un medico, il quale lo guarda e gli dice che il suo problema, avrebbe potuto essere risolto al piano di sopra dove un medico, qualora ci fosse stato, avrebbe potuto asportare il sangue da quella che si scoprirà essere una bolla ematica, ma che purtroppo il medico del piano di sopra, evidentemente specializzato nelle aspirazione delle bolle ematiche, non c’era e quindi il signore, sempre lo stesso signore anziano, cardiopatico e reduce da un intervento chirurgico e che presumiamo non apparisse proprio come una quercia inamovibile,  avrebbe dovuto tornare l’indomani. Il medico scrive sul referto che il signore avrebbe dovuto sottoporsi ad una visita chirurgica maxillo-facciale.  Il signore ancora più preoccupato, saluta e se ne va e questa mattina torna in Ospedale e va direttamente al piano di sopra, dove incontra un altro medico di pronto soccorso che non gli aspira nulla ma gli prescrive di rimuovere la protesi per 4 o 5 giorni. Chiunque di noi fosse il signore 75enne cardiopatico e reduce da un intervento, sarebbe autorizzato a chiedere a questi due scienziati: “Chi è che mi vuole sfottere?, quello che avrebbe potuto tranquillizzarmi subito dicendomi: “rimuovi la protesi” ed invece mi dice di tornare l’indomani per una visita chirurgica, provocandomi una notte agitata o quello che l’indomani mi guarda e mi dice “togliti la protesi?”

“Noi a questo punto evitiamo di produrci in commenti, ma siamo comunque certi che tra due giorni in Ospedale arriverà una lettera in cui un paziente X, in un giorno X, con una patologia X, si sarà recato in Pronto Soccorso ed avrà incontrato il dottor X che rivolgendosi a lui come la Madonna di Lourdes si rivolse a Bernadette aveva operato il miracolo e da quel momento in poi anche tutto ciò che seguì fu “ un miracolo”. Resta soltanto da decidere, questa volta, chi sarà il medico predestinato, cui spetterà l’encomio.