TERRORISMO: LE SALME DEI DUE ITALIANI SONO A CASA

0

IL POST DEL SINDACO DE MAGISTRIS: UNA RIFLESSIONE SU QUESTA TERRIBILE ESTATE

TERRORIS TERRORISMO: LE SALME DEI DUE ITALIANI SONO A CASA
I QUATTRO TERRORISTI ARRESTATI

Le salme delle vittime italiane e la moglie e i figli di Bruno Gulotta, accolti la notte scorsa dal presidente Mattarella a Roma, sono arrivare a Verona con il Boeing dell’Aeronautica militare. Ad accoglierli il Governatore Luca Zaia.

Il ministro dell’Interno, Gerard Collomb, ha dichiarato che alcuni membri della cellula terroristica responsabile degli attentati di Barcellona erano in Francia poche settimane prima dell’attentato, sottolineando inoltre che l’Audi A3 utilizzata per l’attacco a Cambrils era stata fotografata da un autovelox nella regione parigina. “Questo gruppo è venuto a lavorare a Parigi – ha aggiunto – ma è stata un’andata e ritorno rapidi”. È finita la fuga di Younes Abouyaaqoub: il 22enne marocchino autista-killer di Barcellona, ucciso a Subirats, a nord della città catalana.

Younbes Abouyaaqoub, il killer della Rambla ucciso ieri nei vigneti di Soubirat, avrebbe fatto 34 chilometri a piedi da solo per sfuggire alle ricerche e ai posti di blocco della polizia camminando di notte e dormendo di giorno, secondo la prima ipotesi degli inquirenti ripesa dalla stampa spagnola. Quando è stato finalmente intercettato e ucciso, Younes aveva un aspetto sporco e trascurato, scrive La Vanguardia. L’ultima volta che era stato visto, da un testimone giovedì sera alla periferia di Barcellona, si trovava a 34 chilometri dal luogo in cui è stato ucciso. Younes era solo. Ma non portava gli stessi abiti che aveva giovedì nell’attacco contro la folla alla Rambla. Non è chiaro dove possa esserseli procurati. Gli altri 11 membri della cellula terrorista non potevano aiutarlo, erano morti o detenuti. Indossava una falsa cintura esplosiva e aveva con se’ tre coltelli. Il giorno prima sua madre aveva lanciato un appello perché si consegnasse alla polizia: “Preferisco vederlo in prigione piuttosto che morto” aveva dichiarato avanti alle telecamere.

A cinque giorni dagli attentati di Barcellona e Cambrils ci sono ancora 43 feriti ricoverati, 7 dei quali considerati in condizioni critiche, riferisce la tv pubblica spagnola Rtve. I due attentati avevano fatto 15 morti, tra cui 3 italiani, e 134 feriti. Tutte le vittime sono state identificate

Intanto il sindaco di Napoli Luigi De Magistris affida a facebook i sentimenti di dolore per un’estate di atrocità.

DE MAG 150x150 TERRORISMO: LE SALME DEI DUE ITALIANI SONO A CASA“Questa estate la cronaca nera locale, nazionale ed internazionale è stata
davvero drammatica, tremenda. Omicidi e fatti delittuosi di violenza
brutale. La natura ripetutamente violentata nella sua bellezza struggente e
secolare (solo per citare boschi da noi amati, il Vesuvio ed il Faito feriti
a morte). Guerre combattute ed altre annunciate. Gli attentati terroristici,
in particolare quello tragico di Barcellona, che ci hanno sconvolto. Tutto
sembra scorrere quasi come effetti naturali di una causa ineluttabile. Ci
vogliono condannare alla passività personale in un’ansia da dramma
collettivo. Si sprigionano panico, ansia, ci si deprime, ma le analisi
sfuggono, molta sovrastruttura, poca disamina strutturale per individuarne
le profonde ragioni. La crisi di valori, di identità, di ragioni, di
prospettive, di visioni, – si legge ancora nel post – è davvero giunta ad un punto assai pericoloso,
letale. La società del benessere consumistico e della felicità dell’effimero
è nella sua curva senile. Ma non vuol morire, vorrebbe ripartire. L’avidità
del possesso, la bramosia del potere, la smania dell’arricchimento infinito
hanno annichilito la bellezza della semplicità della vita. Va riscoperta la
gioia della vita nella sua essenza: l’amore per la natura, la voglia
dell’incontro tra persone, la gioia del sapere, della conoscenza, della
cultura. La passione per le piccole cose, spirituali e materiali. Prendersi
cura del bene comune, per il benessere delle comunità. Si deve cominciare
una forte opera di bonifica dove si sono radicate le comunità del rancore.
Quanto odio seminato. Quante guerre ed armi per alimentare liberismo e
capitalismo finanziario. Per il petrolio, per le conquiste territoriali, per
le egemonie di potere. Quanto odio accumulato anche in ragazzi più o meno
maggiorenni che sposano la causa terroristica che porta solo morte e nulla
più. Anche per loro. Questo odio non nasce dal nulla, la religione non è una
causa, il fanatismo può essere l’abito per trovare il coraggio di immolare
la propria vita per distruggere quella di tanti altri. Il terrorismo va
condannato e contrastato duramente, senza tentennamenti, più efficacemente
ancora di come lo si sta facendo. Bisogna sconfiggere anche coloro che hanno
prodotto il terrorismo o lo hanno alimentato oppure lo sfruttano. Quante
armi vengono vendute ogni giorno a Stati che non contrastano il terrorismo
ed in alcuni casi lo aiutano finanche? Quante montagne di denari sono state
spese e vengono impiegate per guerre illegali, risorse quindi sottratte alla
difesa dei beni comuni. Soldi per distruggere vite umane e la natura:
comunque un attacco alla Vita di tutti per consolidare interessi
economico-finanziari di pochi. La strategia del terrore è funzionale ai
terroristi ma anche a chi ha costruito su guerre e terrorismi fortune
politiche e finanziarie: restringimenti delle libertà, giustificazione di
guerre preventive illegali, affermazione di uno stato di polizia contro lo
stato di diritto, risorse economiche per armi e politiche di colonizzazione.
Il capitalismo senile che sfrutta la strategia del terrore. Dobbiamo uscire
da queste convergenze parallele. Si deve costruire un altro mondo, dal
basso, local più che global. Alimentare solidarietà laddove c’è sofferenza,
costruire amore dove allignano odio ed indifferenza, rafforzare il dialogo
culturale e religioso anche laddove può germogliare il fanatismo, lottare
per la difesa dei beni comuni, contrastare le politiche liberiste fondate
sull’accumulazione del capitale ed il consolidamento delle disuguaglianze.
Se non si riducono distanze, disuguaglianze e discriminazioni l’odio non
diminuirà. Non è innalzando mura e tenendo lontano il diverso che siamo più
sicuri. Le politiche della pace, della non violenza, della cooperazione, del
rispetto, producono sicurezza alla lunga. Se pensiamo che la malattia passa
da sola non guariremo, se affidiamo la cura a chi ha alimentato la malattia
ci condanniamo a morte, se abbiamo invece sufficiente passione ed amore per
la vita allora alziamoci e lottiamo, senza paura e con coraggio, per un
destino diverso da quello che la strategia del terrore vuole costruire per i
prossimi anni. L’amore e la sete di giustizia sconfiggono anche le paure più
grandi.”