di Silvana Narducci
ZOVENCEDO (Vicenza) – A Zovencedo, nel Basso Vicentino, si è consumato un drammatico, triste quanto efferato omicidio. La storia che ruota intorno a questo delitto non è passata per i salotti della D’Urso o di Giletti e quindi l’emotività collettiva non è stata sollecitata e la rabbia è rimasta nelle gole di chi da quegli eventi è stato direttamente toccato, trovando sfogo solo in alcuni post di facebook. È così che è arrivata fino alla nostra redazione, lontanissima dai luoghi dell’assassinio.
LA STORIA di Mauro Pretto comincia nei boschi della Val di Gazzo, nel silenzio della natura inospitale e bellissima, dove si era rifugiato per vivere la solitudine di una vita spartana, dura e selvaggia quanto gli animali che lui amava e proteggeva. Quel poco che gli serviva per vivere lo guadagnava con lavori saltuari da falegname o nel vivaio del fratello. Ma dal 12 maggio scorso quei cervi e quei cinghiali sono un po’ più indifesi e il mondo è un po’ più oscuro perché la luce di un uomo, che ha saputo vivere e morire dei suoi principi e delle sue convinzioni, non c’è più, colpito da due colpi di fucile da caccia – quello a pallettoni! – in pieno petto, sparati a bruciapelo. Sull’omicidio la lunga ed oscura ombra dei bracconieri. Mauro, che verosimilmente ha aperto la porta al proprio assassino, è morto lì, sull’uscio della sua casetta di legno tra i boschi. È morto com’era vissuto…solo, in compagnia dei suoi cani. Lo hanno ritrovato il giorno successivo, supino, con le ciabatte ai piedi, coperto di sangue.
La tesi più accreditata dagli investigatori è quella che a sparare sia stato un bracconiere della zona, visto il tipo di arma utilizzata e la testimonianza di una lite della vittima con un cacciatore nei giorni precedenti il delitto, ma gli inquirenti sostengono che niente è escluso…come si dice sempre in questi casi. Intento sono passati due mesi dall’omicidio e non ci sono novità sostanziali. Il sospetto che l’omicidio di Mauro Pretto possa essere un altro caso destinato pian piano a scivolare nel dimenticatoio, comincia a farsi largo tra chi grida giustizia.
Non si vuole dimenticare. Si ricordano di Mauro gli amici che lo amavano e il popolo di fb, che si è commosso per la storia di quel quarantasettenne un po’ burbero e schivo, ma dolcissimo con gli animali e disponibile con chiunque avesse bisogno di lui. Chi lo amava ha detto di lui “Si prendeva cura della vallata come se fosse sua e cercava di impedire il taglio incontrollato del bosco, che difendeva con tutte le sue forze. Mauro odiava il cemento e le logiche della città”…e forse proprio quelle logiche, quelle che vogliono far prevalere i propri bisogni su tutti e su tutto, che non hanno rispetto per nulla se non per se stessi, forse proprio quelle logiche hanno ucciso Mauro Pretto.