Aveva 84 anni. Paolo Villaggio era ricoverato da giorni in una clinica privata di Roma al Policlinico Gemelli.
Nato in una facoltosa famiglia della borghesia genovese nell’Italia del dopoguerra, della sua infanzia ricordava spesso un episodio che lo segnò: una nave inglese sparò e colpì per errore il suo quartiere ponendo improvvisamente il piccolo Paolo ed il fratello gemello Pietro di fronte all’orrore della morte. Visse l’adolescenza come gran parte dell’Italia del dopoguerra, tra follie e spensieratezza. Studiò legge…”sbadatamente”, inframezzando gli studi con frequenti incursioni nel cabaret, nel teatro amatoriale e lunghe vacanze con gli amici. Tra questi uno dei più cari fu Fabrizio De André che lo spinse anche a suonare e cantare. Scrisse il testo della ballata “Re Carlo tornava dalla guerra” che, raccontava De André, procuro ai due un’accusa di turpiloquio da un procuratore siciliano. Non erano ancora i tempi di “Marinella” e i due non fecero altre prove in comune pur restando amici per sempre.
All’inizio degli anni ’60 Villaggio entrò in fabbrica (una delle maggiori aziende europee di impiantistica), dove prese molti spunti per il personaggio di Fantozzi e dei suoi colleghi. Si occupò presto del dopolavoro aziendale, organizzando feste e spettacoli.
Maurizio Costanzo che lo portò a Roma per farlo debuttare a teatro e lo impose alla radio. Da lì, complice il desiderio di rinnovamento della tv di stato, Villaggio scala in fretta i gradini della celebrità: “Quelli della domenica” (con i personaggi del Professor Kranz e del nevrotico Fracchia), “Canzonissima”, “Gran Varietà”. Sono gli ultimi momenti degli anni ’60 che Villaggio fa suoi insieme ad ormai buoni compagni di strada come Enrico Vaime, Cochi e Renato, Gianni Agus, Ric e Gian.
Ma saranno gli anni ’70 a far passare Villaggio alla storia: prima con l’invenzione letteraria del ragionier Ugo Fantozzi (un travolgente successo in libreria) e poi con la sua versione cinematografica che si concretizza nel 1974 per la regia di Luciano Salce e la produzione Rizzoli. Saranno alla fine 10 i capitoli della saga che porteranno il Ragioniere fino in Paradiso e oltre.
Il ragionier Fantozzi, nella sua genialità, ha intrappolato Paolo Villaggio nel personaggio ironico e grottesco. Ma molti grandi registi hanno riconosciuto in lui capacità drammatiche. Ha quindi lavorato con Federico Fellini, Marco Ferreri, Lina Wertmüller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli. Leone d’oro alla carriera nel 1992, in occasione della 49ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
E’ stato un padre difficile per i suoi due figli e un marito affettuoso con la moglie Maura che per 60 anni ha diviso con lui la vita.
Il critico cinematografico Paolo Mereghetti scrisse “Fantozzi, come la maggioranza dell’umanità, non ha talento. E lo sa. Non si batte né per vincere né per perdere ma per sopravvivere. E questo gli permette di essere indistruttibile. La gente lo vede, ci si riconosce, ne ride, si sente meglio e continua a comportarsi come Fantozzi”.